Ancora morti sulla A3

16 giugno 2011

Ma quante vite umane dobbiamo ancora sacrificare sull’altare degli interessi, della sudditanza e della ignominia? È da anni che vado abbaiando alla luna, sottolineando in ogni modo, ovunque e con evidente ragione, che un delitto epocale si sta consumando ai nostri danni, ormai da anni. Troppi. Con la puerile scusa, contrabbandata per l’esigenza di adeguare “il corridoio uno europeo”, si sta consumando un vero e proprio atto di violenza nei confronti di una popolazione, che non smette di presentarsi prona allo strapotere economico e politico dell’altra Italia. Quella che decide. Si, di quell’Italia che ha usurpato il predominio, con artifici e raggiri, degni del codice penale. Ci hanno rubato nei secoli il nostro patrimonio aureo, si sono impossessati delle nostre braccia negli anni cinquanta e con quelle si sono arricchiti, continuano a depredarci – ora – dei giovani cervelli migliori, ammaliandoli con le sirene dell’opulenza e purtroppo con le sole possibilità di lavorare per sopravvivere. Drenano le nostre risorse, anche quelle esigue, messe da parte con anni di lavoro, attraverso le Banche che reinvestono solo nel Nord Italia. Ci additano come cittadini di serie B, mafiosi e nullafacenti. Riescono a mandare i cervelli all’ammasso, tanto che se vai a lavorare dalle loro parti, acquisisci mentalità, modi e pure l’accento della inesistente quanto contrabbandata padania. E nonostante tutto, qui si continua a subire. Si subiscono i cosiddetti lavori di ammodernamento della A3, si fa finta di non capire che la si sta solo allargando di qualche metro per realizzare la sola corsia di emergenza. Al danno le beffe! E l’emergenza in tutti questi anni? Le normative europee dettano, forse, che bisogna spargere sangue calabrese per dimostrare che la corsia d’emergenza è indispensabile? Non sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano e questo benedetto “corridoio uno” costruirlo da un’altra parte? Per esempio ritracciando quell’altra maledizione terrena che si chiama Statale 106? Quante autostrade del Nord non hanno la corsia d’emergenza? Come mai non le ammodernano? Perché non si insorge per dire basta? Almeno per i tratti non ancora contaminati da cantieri assurdi, difficili se non impossibili, costosi in denaro e soprattutto in vite umane. Fermiamoli, finché siamo in tempo. Non accettiamo che si appaltino i lavori di questo tipo per foraggiare le solite grandi imprese. Progetti scellerati che stanno demolendo chilometri e chilometri di viadotti, costruiti appena cinquant’anni fa, non possono trovare la popolazione indifferente, pronta a file di ore e ore dietro colonne di camion e dietro bare, ormai a centinaia. Le lacrime per i nostri morti fermino questo scempio! Non si tocchino i tratti ancora incontaminati. Si completino le tratte in fieri, al più presto, anche con l’intervento del genio militare, se necessario, e si metta mano alla 106 con provvedimenti d’urgenza. Non è possibile pensare che la Calabria tutta continui a subire, a meno che non ci si costringe ad accettare che la nostra regione è come quel malato che, tra coccole ed attenzioni, alla fine non pensi che, tutto sommato, sia meglio non guarire

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