È una questione di DNA

25 maggio 2012

Gli attacchi alla cultura ed ai suoi templi, da parte di chi ben sa, che lì nasce la libertà, sono destinati miseramente a fallire. Da dove questo convincimento? Innanzitutto dall’ottimismo e dall’entusiasmo che pervadono, sempre e comunque, il mio operato. Ma anche dalla semplice constatazione che la reazione a questi tentativi di zittire la cultura trovano una ferma opposizione in chi rappresenta il futuro: i nostri giovani. Quelli di cui tanto parliamo, spesso, senza neppure conoscerli. C’è una sorta di filo invisibile che livella ed unisce il profilo di questi ragazzi, ovunque essi vivano. A qualunque latitudine della nostra bella Calabria ed anche oltre. Così mi capita di scoprire i giovani musicisti, da Delianuova a Laureana, agli altri 97 paesi della Provincia. Poi mi stupiscono gli attori di Grotteria. Musica e teatro, meravigliosi antidoti alla illegalità e bandiera della vitalità. Essi fanno parte del nostro patrimonio. Si, ne fanno tanta parte, che ieri sera al teatro Siracusa, se avessi chiuso gli occhi, avresti potuto immaginare di essere nella vecchia Broadway. Che bravi i ragazzi del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci! Hanno messo in scena…, in punta di piedi…, un vero e proprio musical con messer Ludovico Ariosto! Un intelligente, originale rappresentazione, dove passato e futuro trovano una reale fusione piacevole, intrigante tra storia, saggezza e follia. Dove l’autore incontra i suoi personaggi ed intreccia con loro ipotetici dialoghi tra storia, filosofia ed ironia. Un’intelligente trovata della coordinatrice del laboratorio teatrale della Scuola, prof.ssa Natalia Polimeni, la cui presentazione, a sipario chiuso, lasciava presagire quel grande spettacolo che andava ad incominciare. Garantito dall’apporto di Silvana Comi ed Ester Fava, alla regia. I ragazzi sono stati davvero splendidi. Tutti, nessuno escluso. Sembravano attori di talento venuti fuori dal vecchio libro dell’Orlando Furioso. Una presenza scenica da far invidia ai più titolati colleghi professionisti. Non una battuta fuori posto. Sicurezza. Intonazione. Entrate ed uscite di scena, perfette, mai goffe. Un affiatamento evidente, fatto di sguardi di intesa dove a recitare era uno, ma a trepidare erano tutti. Anche in platea. Tra i compagni. Tutti con il fiato sospeso, perché era in gioco l’onore della scuola! Un successo strepitoso, in un teatro stracolmo. Giovani che hanno nel loro dna secoli di storia, secoli di teatro. Non si può recitare così bene, se non hai dentro la forza della cultura, qui nata ed accumulata nei secoli. “Il teatro è nato qui! E qui non è morto, grazie ai nostri giovani. Dialoghi predisposti con maestria e con alta classe, una narrazione affidata ad un Machiavelli ispirato e convincente. Valenti di nome e di fatto, hanno reso piacevole l’ascolto. Nessuna soluzione di continuo, grazie all’inserimento di intelligenti insert canori, affidati alle voci stupende di Vittoria. Catalano ed Alessia Errigo ed agli ingressi danzanti di sette ballerine aggraziate e sincrone da stupire! Insomma, un esperimento teatrale riuscito sotto ogni aspetto. Tecnico, sociale, artistico. Federico e Monica Morabito, il cui cognome tradisce una appartenenza territoriale orgogliosamente inequivocabile, hanno preso per mano tutta la compagnia. Sempre in scena, hanno interpretato il ruolo dei coniugi Ariosto, come meglio non si sarebbe potuto. Agili, spigliati, con una dizione perfetta, ci hanno condotto per mano in un viaggio immaginario attraverso un dialogo, tipico tra moglie e marito, fatto di allusioni, ironia e sfociato nel finale nell’esaltazione, tra saggezza e follia, di quel sentimento che pervadeva tutto il palcoscenico del glorioso teatro reggino: l’amore. Quello che è stato profuso, a piene mani, da questi ragazzi. Impossibile citarli tutti. Ma la commozione finale di pubblico, docenti, compagni e della felice preside Princi, li ha certamente ripagati di tanto tanto lavoro. Bravi ragazzi e così che si dimostra il vero valore della Scuola. La vostra Scuola!!!

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