Il Teatro è chiuso? Non importa, le Poste sono aperte

24 novembre 2013

La nostra bella Reggio sembra essere il luogo naturale dei paradossi. Non sempre negativi. L’assenza, ormai da troppo tempo, di una gestione amministrativa ortodossa, lascia ogni giorno il segno. Nulla è al suo posto, tutto è pressoché improvvisato. Non solo le immondizie destano una spontanea e naturale indignazione, seppur sopita, ma ci si è abituati ad ogni tipo di angheria materiale e morale. Le reazioni, che in ogni altro posto del mondo sarebbero dure e forse anche violente, qui si traducono in un simultaneo movimento all’insù delle spalle. Tanto così è… e non può essere altrimenti. Una sorta di rassegnazione individuale alquanto contagiosa. Ma anche durante le più nefaste epidemie, c’è sempre qualcuno che si salva. Anche durante questa peste civile, che sta mietendo vittime di ogni tipo, c’è chi – immunizzato – riesce a sopravvivere. Esistono due categorie di immunizzati. Una di indigeni che hanno contratto la malattia e, superatala, si prodigano ad aiutare gli altri perché guariscano. Non sempre sono bene accetti, anzi spesso, invidiati, vengono coperti da quel frutto dell’invidia che è la maldicenza, o peggio, vengono apostrofati come soggetti ovunque presenti ed attivi e per questo considerati nocivi. Non come altrove dove sarebbero gratificati quanto meno dalla riconoscenza. Appunto, un effetto paradosso reggino. Tutto reggino. La seconda categoria è quella di coloro che indigeni non sono e che si trovano, talvolta loro malgrado, ad operare nella nostra città perché comandati di farlo dalle loro aziende. Pubbliche o private. Costoro vengono colti da un furore civile, la cui origine è la normalità del loro DNA, che gli impone di adoperarsi per sconfiggere la peste reggina rappresentata dall’incuria, dal menefreghismo, dall’assuefazione. Mal tollerano che una città baciata dalla fortuna del luogo ameno, da un clima paradisiaco, da una gioventù vivida e capace, soprattutto se emigra, si lasci andare. Si lasci sopraffare dal malcostume. Si abbandoni all’obbedienza e quel che è peggio, si innamori addirittura dei suoi carnefici. Difendendo anche l’indifendibile. Per carità, l’amor della Patria non è delitto. Ma una cosa è la Patria, altro chi l’ha tradita. In questo panorama si inserisce, a pieno titolo, l’iniziativa di Carolina Picciocchi. Il nome ed il cognome tradiscono, per così dire, le origini, non certo reggine. E non solo il nome, anche il simpatico accento. Ebbene, dismessi momentaneamente gli abiti della Direttrice Provinciale, ha indossato quelli del direttore artistico del teatro… Ha trasformato la sala liberty del Palazzo delle Poste in un magnifico Auditorium. Ha persino chiesto ed ottenuto la protezione della Virgo Fidelis, scritturato una delle migliori! Orchestre di fiati e due tra i più intonati cori della provincia ed ha riempito la sala! Non solo, ma ha ridestato l’amore per la musica in molti dei presenti che, a Teatro Cilea chiuso, ne avevano dimenticato gli echi. Un maestro inorgoglito dal ruolo, Vincenzo Panuccio, ha letteralmente trascinato i suoi ragazzi, in una esecuzione magistrale di un repertorio di alta difficoltà, ma di una gradevolezza fantastica. Da Verdi a Rossini fino addirittura a Wagner, il pubblico si è lasciato trasportare sulle onde della magia della musica coinvolgente, tanto passionale da consigliare alla splendida presentatrice, Claudia Bova, di cogliere al volo il desiderio dei presenti con un bis fuori programma della Marcia, tratta dall’Ernani di Giuseppe Verdi. “Si risvegli il Leon di Castiglia”, parafrasandolo e facendolo diventare l’inno al risveglio della Città di Reggio Calabria. Ecco l’azione di una cittadinanza attiva! Il teatro è chiuso. Non importa se la protervia impera. La si può bypassare. Una strada, una piazza, addirittura il Palazzo delle Poste sono teatro. Teatro di vita. Eduardo De Filippo amava dire che fintantoché ci sarà un filo d’erba vero sui prati, ve ne sarà uno finto sui palcoscenici. Segno che il Cilea potrà anche essere chiuso ma mai morto! Esso vive nel cuore di tutti noi, indigeni e non. Appestati ed immuni. Grazie Carolina, Lei ha risvegliato il Leon di Calabria!

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