Il Coro “Euterpe” di Palmi in concerto a San Procopio

21 dicembre 2013

La cultura riscatterà la Calabria. Così si esprimeva Riccardo Muti, rispondendo ad un giornalista di Repubblica. Mai espressione fu più profetica. Prestando attenzione ai fatti e non alle chiacchiere, ci si può rendere conto come la gente stia cambiando d’avviso. Comincia a non credere più ai ciarlatani della politica, agli illusionisti, a quelli che promettono o, addirittura, concedono mai risorse proprie, solo pubbliche. Li sconfessa. Non gli dà retta. Non solo. Ma questi ormai simulacri del vecchio affarismo vanno ogni giorno perdendo pezzi importanti a colpi di sentenze, di brutte figure, di sconfessioni. Sta prendendo il sopravvento la cultura. Maggiormente quella popolare. ll fenomeno delle bande è ormai divenuto endemico. Fanno eco i cori. Ne sono nati tanti in ogni dove e quelli che vantano antiche tradizioni hanno rinverdito le loro fila. Da diciassette anni il Coro polifonico “Euterpe” di Palmi offre spazio nel mondo della musica anche ai musicisti non affermati e conosciuti. Ma, al di là di questa opera di accoglienza e di diffusione della cultura musicale, ci regala uno spaccato di alta classe di cui andare orgogliosi. Bisogna vederli. Eleganti, quasi fossero pronti ad un sfilata di moda, ordinati, ben assortiti, prendono posizione con quello stile che è proprio di chi è padrone dell’arte sua. Infatti te ne accorgi subito, alle prime note, che ti trovi di fronte ad un complesso vocale di alto spessore. Intonato, ben diretto dal maestro Currao, e magistralmente accompagnato dalla giovane pianista Maria Antonietta Vissicchio. ll repertorio li mette a dura prova, così come, i vacuum, complice l’epidemia influenzale. Ma loro non si scoraggiano e da quei professionisti che sono ci mettono l’anima e si moltiplicano e se i contralti sono due, tu ne senti ventidue. Ma v’è’ di più. Aggiungono elementi che fanno la cultura più vera. La semplicità. L’umiltà. Da Palmi, culla inesauribile della identità culturale calabrese, fanno visita al piccolo, ma forte, paese di San Procopio. Dal “Te Deum” di Mozart, passando per la tradizione popolare calabrese, fino ad arrivare ai canti natalizi, regalano alla cittadina aspromontana in festa, un concerto da Scola Cantorum. Se chiudi gli occhi puoi sognare di essere nella cappella Sistina, tanto il canto è limpido, scorrevole, coinvolgente. C’è nell’aria un non so che di mistico che ti prende fino a commuoverti. Ti svegli solo per i fragorosi applausi! Ma che abbiamo da invidiare al mondo? Nulla, proprio nulla! Qui siamo tra gente perbene, tra gente che si vuol bene e se il freddo ti attanaglia, il cuore ti scalda. Il cuore di tutti. Soprattutto quello dei coristi che intonano, canto dopo canto, un concerto meraviglioso che ti riconcilia anche con quegli stolti, di cui anche il Vangelo parla, che non si sono ancora accorti che tutto sta cambiando, grazie alla forza prorompente della cultura. Sia essa sotto forma di musica che di altra arte. La cultura, appunto, non solo forma, ma salva.

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